Una performance itinerante tra le voci e i silenzi di una casa popolare. Un'esperienza intima e collettiva, per riscoprire il senso di vicinato e di comunità (appartenenza). REPLICA SABATO 24 MAGGIO ore 17.00 e ore 18.00 PRENOTAZIONE CONSIGLIATA
BIÙTIFUL
Una performance itinerante tra le voci e i silenzi di una casa popolare. Una guida accompagna il pubblico alla scoperta di uno stabile e del suo quartiere, ma è la casa stessa a raccontarsi, tra memorie, suoni e piccoli gesti quotidiani. Un’esperienza intima e collettiva, per riscoprire il senso di vicinato e di comunità (appartenenza).
Regia e drammaturgia: Chiara Bazzoli
Allestimento: Silvio Motta in collaborazione con le studentesse del corso di specializzazione “Metodologia del Progetto” del Dipartimento di Scenografia presso l’Accademia di Santa Giulia di Brescia: Amita Basso, Roberta Ghirardelli, Katia Molinari, Angelina Peroni, Giulia Zenaro.
Composizione e Sound Editing: Kevin Miozzo in collaborazione con gruppo giovani XX
Voci: Giuseppina Turra
sabato 24 maggio, ore 17.00 e ore 18.00
Partenza: Venti Giovani, via Mezzocolle 20, Desenzano d/G.
PRENOTAZIONI: https://forms.gle/u1R3VxXPvrkjjFam6
L’evento è parte del progetto V.V. Via Goito – Volti e Voci di uno spazio in trasformazione, in collaborazione con il Comune di Desenzano del Garda e sostenuto da Fondazione Cariplo
Note di regia, di Chiara Bazzoli
In “Biùtiful” lo spettatore vivrà quella che di primo acchito potrebbe sembrare una visita guidata di gruppo. Non a un museo, ma a una zona di Desenzano e in particolare allo stabile all’angolo tra Via Mezzocolle e Via Goito, che mi piace definire casa popolare. Ogni spettatore indossa delle cuffie e sente una voce che lo guida. Parte da una zona limitrofa del “Centro giovani” e arriva allo stabile di via Goito, sale e scende i suoi piani. La “voce guida” illustra alcune caratteristiche del quartiere e considera la casa come esemplare di altre case, popolari e non.
La drammaturgia e la regia, nella modalità e nei temi, sono il frutto di un lento percorso di avvicinamento allo complesso di Via Goito. Le prime tappe all’interno dello stabile sono state di conoscenza in gruppo, poi alcuni inquilini mi hanno accolto a casa loro e dato la possibilità di intervistarli. Grazie a queste chiacchiere e alle loro confidenze ha iniziato a emergere la “voce del luogo”. Si è imposta come voce autonoma. Quindi nella drammaturgia non sono gli inquilini che ci raccontano la loro casa, ma è la casa stessa che si svela. La narrazione che lo spettatore ascolta è un intreccio tra la “voce guida” e la “voce della casa” che ci racconta di sé.
Lo spostamento è sintomatico del vivere e conoscere uno spazio. Per questo motivo ho preferito, dal punto di vista registico, immaginare il pubblico in movimento piuttosto che realizzare uno spettacolo frontale, in cui il pubblico è fermo. L’uso delle cuffie permette inoltre di entrare in una dimensione di intimità che è consona con ciò che è domestico.
Il pubblico durante il percorso è coinvolto sia individualmente che come gruppo. Durante la performance grazie all’interazione con le installazioni presenti ai piani e curate dallo scenografo Silvio Motta in collaborazione con le studentesse dell’Accademia Santa Giulia, si inducono alcune semplici azioni. Queste sono rappresentative delle dinamiche di vicinato, ma possono essere valide anche per la costruzione di una comunità. La colonna sonora curata dal giovane compositore e sound designer Kevin Miozzo permette di sostenere e amplificare l’identità della casa e il percorso che lo spettatore compie.
L’obiettivo è quello di coinvolgere gli spettatori in una performance che sia personale, intima e allo stesso tempo possa offrire alcuni strumenti per ragionare sul faticoso processo di costruzione della collettività.
Note sull’allestimento scenografico, di Silvio Motta
L’allestimento scenografico nasce dall‘esigenza pratica di realizzare degli spazi “attrezzati”, funzionali alla performance, progettati in accordo con la regista Chiara Bazzoli, come spazio di interazione tra residenti e pubblico partecipante. L’impianto, collocato sui tre piani dell’immobile, sfrutta la caratteristica propria dell’edificio dove ampi ballatoi smistano l’accesso ai singoli appartamenti, sorta di spazi semi-pubblici derivanti dalla tipologia storica della residenza popolare del secolo scorso, infine luoghi scelti per compiere l’esperienza di confronto tra esterno ed interno, tema ultimo della performance. L’installazione fornisce elementi di arredo a uso comune, da lasciare in loco dopo l’esperienza performativa. Sono stati scelti beni a utilizzo quotidiano quali sedie e tavoli che possono essere facilmente ricollocati a piacimento secondo le esigenze degli inquilini negli spazi comuni non utilizzati dei ballatoi.
I tre piani dell’edificio propongono in accordo con la performance tre tipi di esperienze diverse a secondo del momento narrativo proposto: il piano terra dove si compirà la prima azione collettiva indicata dalla performance, il primo piano dove i partecipanti comporranno una propria mini installazione e il secondo piano dove l’esperienza diventerà interattiva e solo grazie alla partecipazione strategica dei partecipanti sarà possibile risolvere l’attività proposta.